Nel suo libro e nel video di questa settimana Mitch usa la metafora di Marina Bers distinguendo tra box per bambini e parchi giochi per illustrare che “non tutti i tipi di gioco sono uguali”.
Che cosa pensate? Che aspetto assume il gioco nella vostra pratica? Quali sono alcune scelte di progettazione didattica o strategie che usate (o vorreste usare) per promuovere un gioco in stile “parco giochi”?
Qualche anno fa, quando in LCL sono state presentate parti di questo libro nelle traduzioni in italiano che avete gentilmente fatto, mi è subito piaciuto, l’ho acquistato e negli anni ho riletto alcune passaggi significativi (ce ne sono tanti!). Condivido molto l’impostazione e alcuni spunti andrebbero ripresi e sviluppati. Cito questo: “Nel mio intervento parlai del mio lavoro su LEGO Mindstorms e su altri kit elettronici di costruzione ed affermai che giocare con la tecnologia dovrebbe voler dire non soltanto interagire con essa ma anche progettare, creare, sperimentare ed esplorare con essa ”. Personalmente uso spesso il LEGO nella didattica e lo trovo un formidabile strumento di lavoro. “I giocattoli e i giochi sono il preludio a idee serie” (Charles Eames) citato alla pagina successiva del libro di Resnik, oggi ancor più vero nel senso che con i LEGO si impara la meccanica, a programmare, e si creano cose nuove.
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